Ermetismo e Millenarismo

Ermete Trismegisto
Ermete Trismegisto (fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:HermesTrismegistusCauc.jpg)

Negli scritti degli autori New Age analizzati sono presenti molti elementi che portano all’ermetismo ed al millenarismo.
L’ermetismo ha origine nel II e III sec. a.C. nell’ambito della cultura greca e latina. La civiltà greca, a fianco dei concetti di identità e non-contraddizione tipici del razionalismo, aveva anche elaborato l’idea della metamorfosi continua (rappresentata dal mito di Hermes) nella quale questi stessi concetti venivano negati. In questo senso i concetti di divinità e di verità erano segreti e velati alla massa e potevano essere rivelati solo grazie all’intuizione di uomini superiori.
Queste teorie si diffusero nel II secolo d.C. in un’epoca di relativo ordine politico e di pace, nella quale tutti i popoli dell’impero romano sembravano pacificati ed uniti da una lingua comune. In realtà le differenze riguardanti le identità e le religioni dei popoli continuavano a persistere, benché tutte venissero tollerate e ricondotte ad un unica forma. L’ermetismo classico di questo periodo, si proponeva di trovare le verità nascoste e dimenticate nel passato per mezzo degli antichi scritti. Si supponeva che la rivelazione che gli ermetici cercavano, avrebbe parlato di un dio ancora ignoto e di una verità segreta e profonda che poteva essere identificabile con difficoltà attraverso i linguaggi oscuri ed enigmatici delle antiche civiltà. La verità infatti sarebbe stata antichissima e sarebbe stata conosciuta fin dall’inizio dei tempi, ma era ormai andata quasi completamente dimenticata poiché rimaneva conservata sotto una forma scritta che non era più comprensibile.
Ma quali erano le misteriose conoscenze di cui erano in possesso gli antichi sapienti e che gli ermetici cercavano di riscoprire? L’opinione diffusa era che questi sacerdoti conoscessero i meccanismi che collegavano le cose terrene a quelle astrali, per cui modificando qualcosa sulla terra sarebbe stato possibile influire sul corso delle stelle e conseguentemente sugli dei. Ogni oggetto terreno o celeste racchiudeva un significato ultimo inarrivabile, un segreto iniziatico, che si poteva tentare di raggiungere per mezzo di analogie con le caratteristiche morfologiche o funzionali di altri oggetti. La conseguenza che ne derivava era un continuo slittamento di senso.
La presenza di piramidi, di grandi complessi monumentali e l’utilizzo di un sistema di scrittura geroglifico hanno fatto sì che a partire dall’Ottocento i Maya venissero spesso accostati agli Egizi. Il parallelo tra le due civiltà ha anche comportato che alcune teorie che venivano tradizionalmente ricondotte alla civiltà egizia potessero essere accostate anche ai Maya. Ne sono un esempio le teorie di origine ermetica che avevano ripreso vigore nel periodo rinascimentale. Tra di esse la più evidente (individuabile ancora oggi in libri e trasmissione televisive) era la convinzione che gli antichi sacerdoti di queste civiltà fossero in possesso di una conoscenza superiore alla nostra e di verità segrete e misteriose. A partire dal III sec. d.C., e nuovamente nel Rinascimento, queste oscure conoscenze erano considerate dagli studiosi ermetici come una peculiarità propria degli Egizi, i quali le avrebbero tramandate per mezzo di una scrittura geroglifica destinata ad essere compresa soltanto da persone iniziate alla loro interpretazione oppure per mezzo dell’intuizione.

I prodotti editoriali di Arguelles, Waters, Gilbert e Cotterell e Jenkins sono però rivolti al pubblico limitato dei militanti o simpatizzanti New Age e degli appassionati di fanta-archeologia ed i soli elementi tipici dell’ermetismo non sono sufficienti a spiegare la grande diffusione che ha avuto la profezia maya. Ne è una dimostrazione il fatto che anche altre teorie fantasiose riguardanti i Maya, quali ad esempio quelle relative all’Astronauta di Palenque oppure quella relativa ai Teschi di Cristallo, hanno avuto minor diffusione sui media rispetto alla “Profezia” pur avendo con essa molte analogie, a partire dalla creazione di un contesto pseudo-scientifico per arrivare alla produzione di prodotti cinematografici di grande diffusione, come accaduto ad esempio con il film Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo.

Una possibile spiegazione di questo successo commerciale è data dal fatto che, oltre alla proposizione di caratteri esotici e misteriosi, nel caso della profezia maya si fa anche leva su un sentimento molto diffuso e assolutamente non trascurabile: le paure millenaristiche negative riguardanti la fine del mondo, ritornate in auge con l’arrivo del nuovo millennio, che abbiamo visto già essere proposte da Gilbert e Cotterell nel 1995 in The Mayan Prophecies.
Il paradigma biblico dell’apocalisse è però strettamente legato alla cultura ed alla mentalità giudaico-cristiana occidentale, e non ha nulla a che vedere con la civiltà ed il pensiero della civiltà mesoamericana.
I testi in origine, tra i I ed Il II sec. d.C., si collocarono come una forma di resistenza da parte dei Giudei nei confronti di Roma e si caratterizzarono per gli intenti propagandistici e per l’odio nei confronti degli invasori. La loro caratteristica più ricorrente era che la storia fosse ormai giunta al capolinea e che i segni che permettevano di rendersene conto fossero evidenti soltanto a coloro in grado di coglierli. Il Dio dei Giudei sarebbe ritornato ed avrebbe restaurato la situazione politica e religiosa di un tempo. Questi testi avevano due tipologie di lettori: da un lato c’erano gli invasori pagani che dovevano essere terrorizzati da questi oracoli, ma dall’altra c’erano i Giudei che dovevano essere rincuorati e nei quali doveva essere infusa speranza.
Se in passato il pensiero millenarista era però limitato esclusivamente al dibattito tra teologi ed intellettuali (nell’anno Mille, ad esempio, la popolazione comune non aveva percezione del computo degli anni) con l’approssimarsi del Duemila queste teorie sono state proposte ad un pubblico molto più ampio. L’opera dei mezzi di comunicazione di massa le ha rese familiari riproponendole in correlazione sia con i temi classici delle guerre e delle catastrofi naturali (facilmente proponibili in un’epoca in cui l’informazione è globale) sia con nuove paure della nostra epoca, come ad esempio il “Millennium Bug” informatico o l’azzeramento della tecnologia.

La Profezia Maya analizzata attraverso i reperti archeologici e i testi fantascientifici e New Age viene quindi rielaborata in ottica millenarista e ciò ne permette la sua diffusione. Per capire come vai all’ultima puntata. Se invece vuoi approfondire questi argomenti puoi acquistare La profezia maya. Ermetismo, New Age e Mezzi di Comunicazione.

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Bibliografia:

Umberto Eco, 1990, I limiti dell’interpretazione, Bompiani, Milano.
Umberto Eco, 1993, La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea, Laterza, Roma-Bari.
Tiberi, Katiuscia, 2004, Apocalisse: senso della fine e mondo globale, Università di Perugia, Tesi di laurea in Scienze Politiche, scaricabile su tesi on line.
Giovanni Filoramo, 1999, Millenarismo e New Age. Apocalisse e Religiosità Alternativa, Dedalo, Bari.
Roberto Pellerey, 1992, Le lingue perfette nel secolo dell’utopia, Laterza, Roma-Bari.
Roberto Pellerey, 1994, “L’enigma della scrittura geroglifica”, in Il Mondo 3, n. 2, Roma.