Libri e Codici

Estratto del Codice Dresda
Estratto del Codice Dresda

il Popol Vuh ed i Libri di Chilam Balam sono gli unici libri maya (secondo la definizione occidentale di “libro”) arrivati fino a noi. Come detto, con il passare del tempo, essi iniziarono ad essere trascritti mantenendo la lingua maya ma utilizzando le lettere alfabetiche dei conquistatori.

Il Popol Vuh, scritto nella lingua dei Maya Quiché, un’etnia della zona del Guatemala, venne trascritto in diverse copie ed una di esse intorno al 1700 entrò in possesso del frate Francisco Ximenez che la tradusse in spagnolo. Il Popol Vuh narra il mito della creazione e le vicende mitologiche dei primi uomini. In questo libro si parla di tre creazioni successive: prima di creare gli uomini utilizzando il mais, gli déi fecero due tentativi. Dapprima utilizzarono del fango ma gli uomini così creati risultarono deboli e privi di intelletto, per cui delusi dal risultato distrussero quanto da loro realizzato. Nel secondo tentativo utilizzarono il legno, ma siccome gli uomini erano inespressivi decisero di cancellarne ogni traccia mandando una forte pioggia nera che inondò la Terra.1 Contro gli uomini di legno si ribellarono anche i loro cani, e si scatenò la “rivolta degli utensili”: pentole e suppellettili si animarono scagliandosi su di loro con pietre e bastoni. Alcuni uomini di legno riuscirono a sfuggire all’inondazione ed alla ribellione degli utensili arrampicandosi sugli alberi. Da essi ebbero origine quelle che oggi sono le scimmie2. Il terzo tentativo ebbe invece successo: gli déi modellarono nuovamente altri quattro uomini, utilizzando questa volta un impasto di mais3. Questi uomini, che adoravano i loro creatori, furono gli antenati dei Quiché e delle altre etnie maya. Per il Popol Vuh ci troviamo quindi nella terza era. Thompson afferma invece che per i Maya, come per i vicini Aztechi, il mondo era stato distrutto dagli déi per quattro o cinque volte e quella attuale sarebbe quindi la quinta o sesta era4.

I libri di Chilam Balam (Sacerdote-Giaguaro) sono la trascrizione degli antichi manoscritti realizzati da questo sacerdote yucateco vissuto nel periodo preispanico. Ai libri originari si aggiunsero anche scritti databili al periodo successivo all’arrivo dei Conquistadores. Il contenuto dei libri di Chilam Balam è principalmente di carattere profetico e terapeutico.

I codici geroglifici maya sopravvissuti all’azione di De Landa e dei missionari cattolici, come detto, sono soltanto quattro e sono conosciuti con il nome dei musei in cui sono conservati: i Codici di Parigi, Dresda, Madrid e il Codice Grolier. È grazie ad essi che è stato possibile risalire ad alcuni aspetti delle conoscenze di questa civiltà legati soprattutto all’astronomia ed all’elevato livello di complessità e precisione nel calcolo dei cicli temporali. Dei codici geroglifici rimasti, nei quali sono rappresentate principalmente tavole divinatorie, quello conservato a Dresda è quello di maggiore importanza scientifica. In esso sono rappresentati il calcolo delle eclissi, il ciclo orbitale di Venere, gli influssi della Luna e vengono descritti i Chaak, gli importanti déi maya della pioggia. Come vedremo in seguito, proprio questo codice ha permesso di decifrare il sistema di numerazione utilizzato dai maya, il sistema calendariale e comprendere le grandi conoscenze astronomiche dei loro sacerdoti.

Approfondisci questi argomenti su “La profezia maya. Ermetismo, New Age e Mezzi di Comunicazione“.

Support independent publishing: Buy this book on Lulu.

Note:

1 Francisco Ximenez, Popol Vuh, parte I, Cap.II, trad. it., Antonio Gianotti, http://www.antoniogiannotti.it/popol_vuh.html.

2 Francisco Ximenez, Popol Vuh, parte I, Cap. III.

3 Francisco Ximenez, Popol Vuh, parte III, Cap. I.

4 J. Eric S. Thompson, The Rise and Fall of Maya Civilisation, 1966, in Italia La civiltà maya, ed. 1994, Torino, Einaudi, p. 295.